L’apparato radicale

La buona formazione dell’apparato radicale è alla base del benessere delle viti nel corso dell’intero ciclo di vita.

L’apparato radicale

La buona formazione dell’apparato radicale è alla base del benessere delle viti nel corso dell’intero ciclo di vita. Lo sviluppo delle radici prende avvio con quelle primarie, che poi si ripartiscono in terminazioni di ordine inferiore, fino a colonizzare in modo capillare lo spazio del sottosuolo più idoneo alla loro esistenza. Il meccanismo di crescita nel sottosuolo è selettivo: muoiono le terminazioni in difficoltà, a favore delle altre di zone migliori. Col tempo, l’intero apparato si è stabilizzato. Tutto ciò fa sì che sia meno soggetto ai patimenti, sovente conseguenza del clima, dell’eccesso di piovosità o, non meno importante, degli errati interventi colturali, che talvolta avvengono nonostante la buona volontà da parte del viticoltore.

L’allevamento delle giovani piante è fondamentale affinché tutto si evolva nel migliore dei modi.

Subito dopo l’impianto delle barbatelle, con l’avvio della nuova vegetazione, iniziano ad accrescersi le radici primarie. Il loro allungamento è rapido e, se non vi sono fattori di particolare sofferenza, esse crescono approfondendosi con buon vigore. Una volta raggiunta la maggiore profondità, esse sono al riparo dalle eventuali carenze di acqua, proprie degli strati più superficiali del suolo e della stagione calda. Inizia la colonizzazione laterale e, da questo momento in poi, lo sviluppo di chioma e radici sarà proporzionato.

Il benessere delle piantine è constatabile osservando il ritmo di crescita dei nuovi germogli. Il complesso radicale, contemporaneamente, si espande, sviluppando un ulteriore sistema di secondo ordine ed eventuali successivi ancora.

Difficoltà nel vigneto

Non sempre tuttavia le condizioni sono ideali. In caso di suoli aridi o eccessivamente bagnati, quando la quantità di acqua e quella di ossigeno presenti nel sottosuolo non sono adeguate, l’accrescimento si arresta, sia a livello epigeo sia ipogeo. Prontamente, esso riprenderà ancora nella stagione, se le condizioni climatiche e del terreno lo consentiranno. Nel caso tutto questo non avvenisse, un ulteriore sviluppo vi sarebbe alla conclusione del ciclo dell’annata, in concomitanza circa con la caduta delle foglie.

Al fine di prevenire dette sofferenze, la preparazione del terreno prima dell’impianto è basilare.

Potrebbe esservi la circostanza che, in determinate annate, gli apparati radicali dei vigneti appena piantati si sviluppino solo in profondità, oppure che riescano ad acquisire anche i livelli di crescita successivi con l’espansione secondaria nel sottosuolo. I differenti risultati sono condizionati da molteplici fattori.

Nel caso di terreni difformi nella tessitura, vale a dire dove la superficie sia costituita da aree argillose o di medio impasto alternate ad altre di natura prettamente sabbiosa, è possibile costatare modi e ritmi di sviluppo delle giovani piante differenti. La ridotta crescita dei germogli che si può rilevare a chiazze nell’ambito di un appezzamento è tuttavia imputabile, con maggiore frequenza, alla minore fertilità di quello spazio, causata probabilmente dalle opere di livellamento superficiale. In altre circostanze, invece, nonostante l’alternanza dei tipi di suoli, non si osservano variazioni circa lo sviluppo vegetativo primaverile. Evidentemente, le piante non sono incorse in sofferenze di rilievo e la massa radicale ha potuto svilupparsi in buona misura.

Il secondo anno di vegetazione, quello determinante per la formazione delle piante, le differenze che prima non apparivano divengono evidenti. In questo secondo ciclo, infatti, le viti devono originare una gran massa di vegetazione e completare lo sviluppo dell’apparato radicale. Le maggiori esigenze delle piante, quindi sottolineeranno meglio la variabilità del suolo.

La tessitura

La formazione degli apparati radicali può avvenire in modo differente dove il terreno è costituito da una forte dominante di sabbia. Qui, l’accumulo di acqua è notevole, essendo maggiore il livello di percolazione dovuto alla tessitura più grossolana. Gli strati più profondi si saturano con facilità, impoverendosi di ossigeno. Questa nuova condizione perdura poi nel tempo, in quanto, proprio per le peculiarità di questo terreno, l’evaporazione dell’acqua è molto lenta. Non si formano crepe e non vi è capillarità che ne determini la risalita in superficie.

Minori problemi sorgono in terreni con una certa componente argillosa, in quanto quest’ultima è in grado di meglio regimare gli equilibri tra aria e acqua nel sottosuolo.

Nel caso in cui l’argilla fosse in quantità eccessiva, nei primi anni di allevamento del vigneto diverrebbero ancora più opportune le lavorazioni ricorrenti di una certa profondità.

Talvolta, in entrambi i casi, gli strati nei quali vi dovrebbe essere il maggiore sviluppo radicale, divengono inospitali per la povertà di ossigeno. Essendo le piante sane e di buona vigoria, conseguita nel primo anno di sviluppo, esse tendono a sviluppare l’apparato di maggiore assimilazione in superficie. Nel corso della zappatura del secondo anno è, pertanto, probabile ritrovare in queste realtà sviluppi radicali superficiali abbondanti. La loro eliminazione può non essere sempre opportuna. Pur essendo vero che la loro presenza penalizzerà l’ulteriore sviluppo di quelli più profondi, la loro formazione è stata determinata da particolari condizioni fisiche del suolo, che non muteranno nel tempo.

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