I sarmenti nel vigneto
Dopo la potatura invernale, i rami o sarmenti asportati e depositati al suolo sono in quantità.
L’eliminazione di essi è un’opera di una certa importanza per la scelta delle modalità. Queste ultimi possono essere differenti in relazione alla pendenza dei versanti ed ai luoghi.

La tradizione
In passato, l’intera massa di tralci era riunita in uno spazio aperto alla testata dei filari e bruciata. I pericoli che ne derivavano erano reali. La notevole infiammabilità di tale massa può essere causa che il fuoco si propaghi al coltivo con danni notevoli. Al di là di questi rischi, quest’opera comportava un notevole dispiego di tempo e di manodopera. Sono sorte così soluzioni alternative. Due, in particolare. La prima consiste nella normale trinciatura sul posto, la seconda, nella raccolta, con appositi macchinari, dei sarmenti per essere utilizzati poi come combustibile per il riscaldamento.
In alterrnativa, i sarmenti erano ordinati in fascine per essere poi utilizzati per il fuoco, la loro raccolta era tardiva, proprio per consentirne la completa essiccazione. I tralci, che progressivamente perdono di vitalità e sono presenti in una certa massa, costituiscono un buon richiamo per le femmine di parassiti specifici del legno. Esse sono proprio alla ricerca di materiali idonei in cui ovideporre. La loro presenza in maggior numero può avere effetti negativi anche al vigneto con la perforazione di parte dei capi a frutto. Indipendentemente dalla strategia adottata, i tralci non devono essere pertanto lasciati integri sul terreno. Nel corso dell’inverno, è necessario provvedere alla loro distruzione.

La trinciatura e le preoccupazioni
La trinciatura dei sarmenti nei filari rappresenta sicuramente l’intervento più comodo, rapido ed economico. Per queste ragioni è stata favorevolmente adottata dalla quasi totalità dei viticoltori, nei vigneti dove l’impiego delle macchine era possibile.
La preoccupazione di alcuni è consistita nel pericolo che l’accumulo continuo del medesimo materiale potesse favorire l’insorgenza di malattie o parassiti particolari. Ad una prima riflessione, questo sembra improbabile; è in ogni caso molto difficile esprimersi al riguardo. A fronte di un ragionamento oggettivo per il quale tutto quello che è distrutto non è più in grado di nuocere, così, anche le forme svernanti dei parassiti eliminate non destano più preoccupazione. Bastasse tuttavia questa consapevolezza per liberarsi dai parassiti, si sarebbero, in breve, risolti molti problemi del vigneto. Nella realtà, invece, pur distruggendo parte della popolazione svernante, la quantità minore, che sicuramente rimane, in primavera potrebbe avere potenzialità di diffusione a volte sorprendenti, grazie al clima particolarmente adatto dell’annata.
La perplessità maggiore riguarda la relazione tra la trinciatura e la diffusione crescente della malattia nota come “Mal dell’esca”. In effetti, pur essendovi elementi abbastanza rassicuranti al riguardo, non è possibile escludere l’esistenza di una qualche relazione. Sono, infatti, numerosi i funghi che intervengono in questa patologia e certamente molte delle relazioni dirette e indirette sono ancora da scoprire. È possibile tuttavia affermare che la rapida diffusione del Mal dell’esca non ha certamente come principale causa la trinciatura dei sarmenti. Le tecniche adottate di potatura invernale, che nei vecchi vigneti comportano grandi menomazioni del ceppo ed estese ferite, risultano le cause più concrete e dirette al progressivo estendersi dell’infezione.

Azioni sul terreno
Un elemento di preoccupazione da parte di alcuni è relativo alle alterazioni del terreno, che potrebbero conseguire a seguito di apporti ripetuti del medesimo materiale.
Al riguardo, è opportuno porre in evidenza che i tralci frantumati forniscono un apporto di materia organica ricca di fibra e quindi di lenta demolizione. La rinnovata somministrazione al terreno presenta aspetti positivi, in quanto i processi di demolizione si possono così accavallare, proprio come avviene in natura. Nel vigneto, il valore della somministrazione della sostanza organica, ancor più se ricca di fibra, non è, infatti, da sottovalutare. I primi strati del sottosuolo divengono, nel tempo, più aerati e in essi i microrganismi e la flora spontanea erbacea trovano un ambiente migliore in cui propagarsi. Gli effetti erosivi dell’acqua piovana, in collina, progressivamente si riducono. Il terreno quindi migliora come conservazione e stabilità della struttura.
Un accorgimento importante consiste nel non lasciare ammassati per troppo tempo i tralci ad essiccare nel vigneto. Soprattutto sul finire dell’inverno.