La lavorazione autunnale nel vigneto

Finita la vendemmia, nel vigneto segue un periodo di relativa calma, durante il quale il viticoltore tende ad effettuare vari lavori, anticipando così i momenti ordinari stagionali.

La lavorazione autunnale nel vigneto

Finita la vendemmia, nel vigneto segue un periodo di relativa calma, durante il quale il viticoltore tende ad effettuare vari lavori, anticipando così i momenti ordinari stagionali.

Tra questi, non essendosi la vite ancora spogliata delle foglie, vi è la lavorazione del suolo. Essa può consistere nell’aratura, rippatura, vangatura. Trattasi di operazioni che interessano una maggiore profondità del terreno, rispetto all’ordinaria gestione.

Modificare l’assetto del suolo è cosa molto delicata, in quanto le piante si sono ormai adattate ad un certo tipo di ambiente mantenuto nel corso degli anni precedenti. Quando questo rappresenta un cambiamento dal passato, sono più gli esiti sfavorevoli a detto intervento che quelli da cui è possibile osservare oggettivamente un miglioramento.


Gli effetti della lavorazione

Il primo effetto è uno stimolo alla maggiore vigoria di tutte le piante che sono presenti. Le infestanti sono forse quelle che ne beneficiano di più. La composizione della cotica erbosa, assestatasi nel tempo, viene profondamente alterata. Le piante di taglia bassa lasciano lo spazio ad altre più vigorose che pssono raggiungere anche i 50 e oltre centimetri di altezza. Si ricorda il farinaccio, l’amaranto e il cardone. In relazione al tipo di terreno, la nuova colonizzazione avrà caratteri peculiari. Elemento comune, tuttavia, sarà l’esuberanza di erbe che prima quasi non erano presenti e comunque con taglia più bassa.

Lo stimolo alla maggiore crescita è anche recepito dalle piante di vite. Reso particolarmente in evidenza dalla precocità del germogliamento nella primavera successiva. Ciò che tuttavia sembra essere positivo rivela talvolta anche aspetti non propriamente favorevoli.

È, infatti, opportuno mai dimenticare che il vigneto è un complesso di piante assai fitto. Ognuna di esse è in chiara competizione con le vicine. Quando il vigneto è ancora giovane e uniforme, l’induzione alla maggiore crescita non reca alcun danno. Invecchiando, aumentano le difformità. Le competizioni risultano essere sempre più impari. Un intervento che in qualche modo reca un beneficio di ordine fisiologico si traduce, in questo caso in un risultato peggiorativo del vigneto, essendo la difformità tra le singole piante incrementata. Pur essendo ancora di soddisfazione il risultato d’insieme, nel tempo, gli effetti negativi tenderanno ad acquirsi sempre più, fino al decadimento qualitativo vero e proprio del vigneto stesso.

L’epoca

L’epoca, cui deve essere eseguita la lavorazione profonda, è sempre l’autunno avanzato, quando le piante hanno completato le loro attività stagionali, sia a livello epigeo e, ancor più, a livello ipogeo. In autunno, in particolare, le radici si accrescono con maggiore intensità ed avviene l’accumulo delle riserve. Le condizioni ipogee ideali, affinché tutto questo possa avvenire, sono la buona presenza di ossigeno, di acqua e la stabilità del loro rapporto quantitativo. Questi elementi possono pertanto costituire un’opportunità interessante, per le piante più deboli di recupero parziale dello spazio e della vigoria perduta. La lavorazione del terreno deve pertanto non interferire con questa fase che orientativamente si può collocare con l’avvio della caduta delle foglie.

Avvenendo la lavorazione in autunno, le alterazioni alla struttura potranno attenuarsi, fino a scomparire nel corso dell’inverno, prima del ritorno alla piena attività delle viti. Ciò indurrebbe ad operare in epoca più tardiva.

Il terreno

In ultimo, le lavorazioni del terreno, ancor più quando interessano spessori consistenti, devono avvenire esclusivamente quando il suolo è nelle condizioni fisiche ideali. Cosa non sempre possibile, poichè è sufficiente una pioggia affinché i risultati vengano alterati in modo sfavorevole. Gli effetti negativi, poi, si manifestano, a parità di lavorazione, in misura ben diversa, in relazione alla composizione fisica del terreno stesso. In quelli più argillosi, eventuali errori operati con lavorazioni mal eseguite possono permanere per diversi mesi. Le conseguenze, quindi, possono essere più gravi, mitigate tuttavia nel tempo dalle precipitazioni invernali. Non è comunque certo che tutto questo possa avvenire. Infatti, molto dipenderà dal clima dei mesi più freddi.

La lavorazione del suolo nel vigneto è così un’opera colturale delicata. Con maggiore frequenza essa dovrebbe rientrare nella regolarità operativa specifica dell’impianto. Differentemente, è opportuno valutare con attenzione la reale esigenza dell’intervento, poichè gli elementi negativi che ne potrebbero conseguire possono superare gli eventuali positivi.

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