L’appassimento temporaneo delle foglie
L’arrivo del clima estivo è spesso improvviso. Il gran caldo coglie le viti in un momento d’intensa attività vegetativa, durante il quale un ambiente fresco sarebbe più favorevole. Dopo alcune settimane, la risorsa idrica tende a non essere più sufficiente.
La sofferenza
Quando nel mese di luglio inoltrato gli acini hanno quasi conseguito la loro dimensione definitiva, si possono notare i primi fenomeni di sofferenza, come il parziale e temporaneo appassimento delle foglie. Le maggiori manifestazioni si rilevano durante le ore pomeridiane, mentre di mattino la vegetazione sembra avere maggiore turgore.
Questa condizione di stress, pur essendo limitata alle ore più calde, è dannosa. Le piante necessitano, infatti, di approvvigionarsi d’acqua autonomamente e in modo continuo. Nel caso della vite, tale esigenza è particolare nel momento della rapida crescita erbacea degli acini.
I danni della carenza idrica consistono principalmente nel rallentamento delle varie attività di sintesi delle sostanze necessarie per la costituzione di tessuti. Sovente non si rilevano segni evidenti di sofferenza: nei casi più gravi, essi consistono in parziali appassimenti.
Sintomi più gravi compaiono nelle estati secche, quando sono avviati i processi di accumulo delle sostanze nei grappoli e nei tralci (periodo dell’invaiatura e dell’agostamento). Le foglie adulte presenti nella zona dei frutti iniziano ad ingiallire, successivamente disseccano e quindi cadono.
La maggiore gravità di questo secondo momento è determinata dalla complessità e delicatezza dei fenomeni fisiologici in corso e dal già prolungato periodo di assenza di piogge. Anche in questo caso è facile osservare la sofferenza più intensa nelle ore pomeridiane e una ripresa di vitalità nelle prime ore del mattino.

Il recupero temporaneo
Durante la notte, è possibile che un sottile velo di acqua si depositi sulla superficie delle foglie per la condensa dell’umidità dell’aria nelle ore notturne più fresche. Tale piccolo apporto è sicuramente benefico, anche se non duraturo e insufficiente per giustificare l’aspetto di migliore benessere delle foglie al mattino. Tutto questo si spiega considerando che nelle piante l’acquisizione dell’acqua da parte degli apparati radicali si sovrappone alla traspirazione da parte delle foglie. Esiste pertanto un equilibrio di quantità tra le due funzioni. Durante le ore del giorno, la perdita di acqua dalle foglie è maggiore che non durante la notte e dopo un certo numero di ore compaiono quelle manifestazioni tipiche della carenza, come il ripiegamento del lembo fogliare verso il basso. Durante la notte invece, quando la traspirazione è minore, il bilancio idrico è a favore della pianta. Essa è infatti in grado di ricostituire lentamente il turgore cellulare perso il giorno precedente. Gli effetti congiunti dell’umettamento (azione secondaria), con la possibilità di ricostituire le riserve idriche nei tessuti (azione principale) consentono alla pianta di iniziare il nuovo giorno con un vigore rinnovato. Il pericolo di sofferenze gravi con danni anche irreparabili, è tuttavia reale. Occorre pertanto valutare le possibilità di aiuto che le pratiche colturali offrono.
La coltivazione
Il tipo di conduzione del terreno ha una certa influenza. La scelta tra suolo inerbito o lavorato deve avvenire in funzione della sua composizione fisica (sabbioso o argilloso). In entrambi i casi si richiedono specifiche considerazioni in merito alla siccità. La cotica erbosa stabile, infatti, consuma anch’essa una certa quantità di acqua e le principali perdite dalla superficie avvengono quasi esclusivamente per traspirazione dalle foglie delle erbe e meno per evaporazione diretta. Al fine di ridurre il più possibile la prima, è necessario mantenere il manto d’erba sempre ben rasato, impedendo così che alcune specie più resistenti alla siccità si selezionino.
La lavorazione meccanica è l’operazione che consente di trattenere nel suolo la maggiore quantità di acqua. Non in tutti i terreni è, tuttavia, consigliabile, in quanto può essere causa di altre forme di stress come, ad esempio, la clorosi ferrica da calcare. Qualora sia in ogni modo da ritenersi opportuna, è necessario che interessi solo lo strato più superficiale con un livello di sminuzzamento delle zolle elevato. Si formerà così una specie di strato isolante finemente disgregato, interposto tra l’atmosfera e il sottosuolo.

La prevenzione sulle piante
Ulteriori cure possono ancora essere riservate direttamente alle viti con più accorgimenti:
- non stimolare troppo la crescita dei germogli nei mesi più caldi di piena estate
- ricorrere ad una cimatura frequente e contenuta
- eliminare prioritariamente, attraverso la potatura verde, la vegetazione in rapida crescita (femminelle), rispettando le foglie già indurite
- effettuare il diradamento precoce dei grappoli, proporzionato alle condizioni di sofferenza che le piante manifestano, nel caso lo stress fosse molto evidente.
L’apporto di nutrimenti fogliari come il potassio, il fosforo e i microelementi fornisce, infine, un altro aiuto alla vite. La somministrazione di azoto in questa stagione è sempre rigorosamente da evitare.
L’irrorazione d’acqua direttamente sulle foglie durante le ore diurne è da considerarsi un’operazione marginale, a tarda sera, invece, fornirebbe un apporto integrativo a quello dell’umidità notturna sulle foglie.