Lo sviluppo primaverile delle radici
In primavera, fino al momento della pre-invaiatura, le radici si sviluppano contemporaneamente all’incremento di vegetazione. Questa fase avviene con differente velocità fino al completamento della massa verde del filare, cui segue il progressivo arresto dello sviluppo dei germogli. Il fenomeno non è di pari linearità ogni anno, in quanto anche condizionato dall’andamento climatico e dalle condizioni del suolo: umidità e temperatura.
Prima di giungere all’invaiatura dei grappoli e all’agostamento dei tralci, la gran quantità di sostanze sintetizzate dalla chioma sono traslocate in buona misura verso gli apparati radicali, che completano la loro formazione primaverile adeguandosi alle nuove dimensioni della pianta.
I fattori della rizogenesi
Le zone di allungamento degli apparati radicali sono le parti più delicate dell’intera pianta. Esse vivono infatti nella profondità del terreno riparate dalle variabilità degli agenti atmosferici.
I fattori fondamentali per il loro sviluppo sono acqua, ossigeno e calore. I primi due rappresentano fattori limitazionali sul fenomeno, mentre il calore può essere più o meno favorevole alla velocità di sviluppo.
Acqua e aria occupano nel terreno gli spazi vuoti presenti tra le parti solide. Tali spazi possono essere di differente misura e quantità, a seconda delle caratteristiche fisiche e strutturali del terreno stesso. In relazione a questi elementi, gli apparati radicali si autoselezionano, diffondendosi negli strati dove trovano gli equilibri più adatti. Può accadere così che in suoli con un certo tipo di tessitura le radici siano più superficiali, rispetto a quanto si rileva in altri.
Le maggiori sofferenze in cui possono incorrere le radici in questa fase sono perlopiù indotte involontariamente dal viticoltore con le operazioni colturali.
La lavorazione del tereno
La scelta di lavorare il terreno fa parte di una precisa e tradizionale tecnica che ancora oggi mantiene la sua validità. E’ opportuno effettuare la lavorazione del terreno considerando lo stato fisico del suolo, il quale deve essere asciutto in superficie e con una moderata riserva di umidità negli strati sottostanti. E’ importante in ogni modo evitare che si formino zone asfittiche, dove gli spazi vuoti sono occupati in maggiore misura dall’acqua e meno dall’ossigeno: la crescita delle radici sarebbe in queste condizioni forzatamente ostacolata. Nei casi più gravi, potrebbe anche verificarsi la morte delle parti più delicate. Le funzioni di assimilazione degli elementi nutritivi potrebbero arrestarsi e i danni apparire così anche a livello della chioma.
In molti vigneti, a seguito di queste difficoltà, è stata adottata la tecnica dell’inerbimento permanente del suolo.
Altro elemento basilare è costituito dalla condizione fenologica e fisiologica delle piante. Teoricamente questo aspetto potrebbe non avere rilievo, a condizione che la zappatura sia eseguita in modo perfetto e nelle condizioni ideali del suolo. Non essendo mai possibile avere tanta certezza, diviene importante non mutare gli equilibri del suolo, quando le viti interagiscono intensamente con esso.
Epoca di intervento
Interpretare e conoscere in estate i momenti di maggiore sensibilità delle piante verso le lavorazioni è difficile. Il temporaneo arresto vegetativo non implica, infatti, il rallentamento delle funzioni della pianta. In molti casi può invece indicare il cambiamento delle attività svolte, quindi la conseguente potenziale sofferenza verso le variazioni improvvise dei fattori esterni. Tra questi ultimi, la lavorazione meccanica superficiale ha, come già detto, un peso notevole. Una conferma di tutto questo è ricorrente nei suoli ricchi di calcare, dove può accadere che, a seguito di una lavorazione effettuata in questo periodo, le viti ingialliscano molto rapidamente, senza più avere il completo recupero nella stagione.
Le lavorazioni al suolo sono sovente elemento di ostacolo alle radici e al loro benessere. La zappatura estiva, volta a conservare l’umidità sotterranea e interrompere le fessurazioni nei suoli argillosi può avere una sua utilità ma non in tutte le realtà.
Sofferenze indotte all’apparato radicale potrebbero alterare in parte il ciclo fenologico dell’annata con ripercussioni di vario tipo sulla maturazione dei grappoli e dei tralci.